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Questo progetto, che ha coinvolto gli alunni dell'Istituto AINIS di Messina, ha trattato il delicato dema dell'integrazione e dell'accoglienza, scegliendo il teatro come forma comune di comunicazione e come linguaggio universalmente riconosciuto.
La costruzione del format ha seguito vari passaggi, dallo studio della storia del teatro, all'analisi delle tecniche di recitazione, dalla pratica delle tecniche per una corretta dizione italiana, agli esercizi di impostazione della voce, fino alla pratica della gestualità del corpo nello spazio prossemico, alla lettura e scrittura emotiva, e alla body percussion.
Dopo aver scelto il testo destinato alla rappresentazione finale, tratto dal libro "Ciò che inferno non è", di Alessandrio D'Avenia, ci si è concentrati sullo studio intimo dei personaggi, la cui interpretazione è stata affidata ad ogni studente.
Violenza e amore sono stati i topic trattati dalla lettura ragionata del libro e rappresentati nella sceneggiatura ad essa ispirata, alla scoperta di una Palermo piena di contraddizioni, che affascina con le sue bellezze e angoscia con le leggi delle sue strade.
Ma la ricerca, sempre nell'inferno, di ciò che inferno non è, ha spinto gli studenti a confrontarsi all'esterno con gli altri e, nel proprio intimo, con le proprie più profonde debolezze.
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“Cyberbullismo? Anche no!”. È il titolo del progetto con il quale i ragazzi dell’Istituto Comprensivo Statale Rogasi di Pozzallo (Rg) hanno affrontato un tema di drammatica attualità.
Attraverso la realizzazione di un video di animazione, gli studenti hanno messo in scena la storia di un ragazzo vittima di bullismo che riesce a superare la violenza e la sopraffazione subita grazie all’intervento dei suoi compagni e delle forze dell’ordine. Un racconto che invita alla riflessione, attraverso un linguaggio comune alle giovani generazioni.
Il lavoro é stato svolto in gruppi all'interno dei quali i ragazzi hanno potuto acquisire competenze di base sull'iter progettuale: dalla sceneggiatura alla scrittura dello storyboard dettagliato con le inquadrature, i tagli e i dialoghi.
La realizzazione ha previsto un approccio tecnico al software Muvizu che è stato impiegato per la realizzazione dei personaggi e l'ambientazione del cartoon.
Di particolare importanza la fase del doppiaggio, per la quale i ragazzi hanno recitato e registrato i dialoghi per poi inserirli nel cartoon.
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Il progetto ha inteso affrontare il tema dell'inclusione sociale attraverso lo sviluppo della capacità degli studenti di “proiettare” nel ruolo teatrale la propria dinamica psicologica.
I ragazzi sono stati condotti attraverso la costruzione e l’affermazione della propria singolarità, senza perdere di vista le regole e le norme della realtà.
Dopo un'introduzione generale su uso della voce, tecniche di respirazione, riscaldamento e rilassamento sono stati guidati nella lettura ad alta voce del testo prima preceduta da un'attenta analisi delle battute.
Si è proceduto ad un'attenta disamina delle tecniche di comunicazione e recitazione, padroneggiando così l'uso del corpo, la gestione dello spazio scenico, la cura de movimento, la scrittura creativa e le tecniche di lettura.
I ragazzi hanno lavorato insieme alla scrittura della sceneggiatura, dividendosi in gruppi strutturati di lavoro fino al vero e proprio spettacolo, che sulle note di Grease, ha rappresentato la massima espressione delle competenze acquisite dai ragazzi, senza distinzione alcuna.
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Il percorso finanziato con il Fse del Programma PON Per la Scuola ha rappresentato per l'Istituto Bodoni Paravia di Torino un vero e proprio esperimento di didattica inclusiva. Il progetto ha inteso rafforzare le competenze di indirizzo dei partecipanti e a sviluppare le soft skills in una visione integrata e completa per lo sviluppo di un progetto, dalla fase di ideazione alla realizzazione del prodotto finito.
Le attività sono state tutte di tipo laboratoriale: laboratorio grafico-scenografico e laboratorio teatrale, svolti in maniera parallela e integrata in modo da favorire l’approccio interdisciplinare. Il primo ha previsto: riprese fotografiche, post produzione e finalizzazione, creazione della locandina dello spettacolo, realizzazione di collage, loro digitalizzazione e animazione con After Effects per la produzione di video come elementi dello spettacolo.
Per il laboratorio scenografico sono stati progettati e realizzati semplici elementi di scena: cubi sulle cui facce sono stati dipinti gli arredi di un’aula scolastica. Il laboratorio teatrale ha previsto una prima fase di avviamento basata sui giochi di ritmo e conoscenza reciproca, di scioglimento psicofisico e di coordinazione motoria per la creazione di un clima ludico e di fiducia e una seconda fase di creazione collettiva e di lavoro sul testo, sfociata poi nella realizzazione dello spettacolo 'Caro Nemico', replicato anche per altre scuole e in manifestazioni di teatro. I giovani studenti hanno appreso tute le tecniche di espressività teatrale.
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Lo studio del cyberbullismo è diventato per gli studenti dell'Istituto Romanazzi di Bari un modo per prendere parte alla realizzazione di un vero e proprio cortometraggio, allo scopo di raccontare alcune delle dinamiche più oscure di questo fenomeno.
Si è partiti dalla considerazione che nel contesto attuale, l’utilizzo della rete e dei cellulari è divenuto il primo modo di comunicare tra i giovani. Di conseguenza, anche alcune forme di aggressione avvengono innanzitutto attraverso i social media. Diversi studi evidenziano come il cyberbullismo sia altamente correlato al bullismo in ambito scolastico: spesso ne è la continuazione oppure una rappresaglia alle violenze subite tra i banchi.
L'Istituto barese ha, con questo progetto, voluto riconoscere che il cyberbullismo si impone ormai come emergenza educativa per il mondo scolastico. E con questa azione progettuale ha voluto contribuire alla prevenzione e alla lotta di tutte le forme di violenza che si verificano nella sfera pubblica o privata, compreso il fenomeno del bullismo giovanile, declinato nella variante cyber, resa più complessa e accessibile grazie ai servizi online interattivi (e-mail, chat, instant messaging) e telefoni cellulari.
L’azione formativa costruita ha risposto all’esigenza di stimolare la discussione per capire in che modo gli studenti percepiscano il fenomeno del cyberbullismo e quali siano le loro abitudini nell’uso di telefonini e computer.
Questo ha consentito di tutelare i giovani e promuovere le loro capacità assertive, imparando a rispettare le opinioni e i sentimenti altrui mediante la realizzazione di Video Spot Pubblicità Progresso alla cui realizzazione peraltro, hanno partecipato attivamente.
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La reinterpretazione scenica del cyberbullismo in un progetto che ha dato vita ad un prodotto cinematografico che ha vinto il prestigioso riconoscimento del Ciak Film Fest nel 2018.
Un progetto nato per avvicinare gli allievi alla studio dell’italiano con un approccio non formale, anzi...proprio "informale", proponendo esperienze laboratoriali in cui i ragazzi sono diventati protagonisti/giornalisti in un percorso di editoria scolastica digitale.
I ragazzi coinvolti hanno realizzato dei quaderni monotematici, scegliendo di volta in volta nuovi argomenti da valorizzare: la letteratura, l’attualità, la legalità, l’ambiente.
Fra questi macro temi, il cyberbullismo è stato oggetto di una vera e propria sceneggiatura per uno spot sociale, dal titolo "Sussura il tuo battito condiviso" in cui italiano, fotografia e cinematografia si sono andate integrando nella redazione di uno spot sociale.
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“Cos'è per te la bellezza?”: il team di Officinae Efesti è partito da questa domanda per indagare la relazione fra estetica, territori periferici e le umanità che li abitano, facendo della periferia uno spazio emozionale, luogo privilegiato per le attività di promozione culturale.
Sono così state ideate una serie di attività culturali e didattiche per le periferie urbane, quali luoghi deputati ad accogliere e far crescere le progettualità culturali del futuro: esplorazione e mappatura dei territori attraverso il digital mapping, promozione e marketing del turismo sostenibile, indagine sulle ritualità campane, scoperta della sartoria d'eccellenza, digitalizzazione archivi, progettazione culturale, prassi antropologica teatrale.
Attraverso laboratori interdisciplinari, incontri ed esplorazioni del patrimonio culturale, il progetto La Grande Bellezza ha coinvolto bambini e giovani dell’ICS Aldo Moro di Casalnuovo di Napoli, l’ICS Don Milani Capasso di Acerra, la Scuola Media Caporale di Acerra, il Liceo Artistico Majorana di Pozzuoli, costruendo una grande comunità territoriale formata da famiglie, artigiani, enti locali e imprenditori.
660 ore di laboratori formativi e 600 allievi fra alunni delle scuole elementari, medie e superiori, coinvolti in un progetto dunque multidisciplinare che ha inteso rafforzare il legame tra i giovani e il territorio, ridando vita al patrimonio abbandonato, promuovendo il turismo sostenibile, eleggendo la periferia a spazio geografico ed emozionale dove condurre le attività di promozione culturale.
Il progetto si è sostanziato in quattro restituzioni pubbliche in forma di parata, che hanno attraversato contesti urbani e sociali oggetto dell'azione di valorizzazione.
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Nell'ambito del progetto sull’educazione al patrimonio i ragazzi sono stati accompagnati nell'osservazione del mondo che li circonda, dall’ambiente scolastico, dal compagno/a, con lo scopo di saper cogliere particolari e imparare a saperli raccontare con uno scatto. Imparare l'arte della fotografia ha insegnato loro a studiare l'ambiente e a migliorare il modo di rapportarsi con gli altri, sapendo cogliere le sfumature diverse della vita come delle relazioni. Ad ogni incontro è stato previsto un dibattito: ciascuno ha raccontato la propria foto, prendendo consapevolezza che uno scatto, rivolto a uno stesso soggetto, possa a volte avere particolari diversi, grazie alla personalità e sensibilità dell’autore che ne introietta il senso insito. Il lavoro sul territorio ha entusiasmato gli alunni che si sono cimentati in scatti con inquadrature particolari, alla ricerca del “bello!” e, a volte, anche del “non bello”.
Le foto del quartiere zen di Palermo hanno ripreso scene di donne al lavoro (pulizia dei padiglioni), affacciate alla finestra, altari votivi, murales variopinti, negozianti al lavoro, giochi all’interno della chiesa.
Il reportage realizzato non è solo il frutto dell’analisi del territorio, ma anche di uno studio della storia di quei luoghi e di quelle tradizioni che hanno voluto immortalare, con uno spirito critico nuovo e più maturo, che si è rafforzato grazie proprio a questo sforzo corale di interpretazione artistica.
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ll progetto ha previsto moduli integrati tesi a rafforzare le competenze di base ma caratterizzati da forte contenuto operativo e socializzante, destinati così a suscitare sia l'interesse verso lo studio che il miglioramento degli apprendimenti e dei risultati.
I bambini coinvolti sono stati interessati da azioni differenziate per rispondere ai propri specifici bisogni e pensate per valorizzare le risorse già presenti all’interno e all’esterno della scuola.
Target prioritario quello di alunne e alunni con anche lievi difficoltà di apprendimento o provenienti da contesti socio-culturali svantaggiati.
Ecco perchè le modalità di trasferimento delle nozioni didattiche sono non tradizionali ma volte ad un processo positivo di recupero motivazionale. Queste sono state organizzate proponendo attività didattiche coinvolgenti che valorizzassero lo spirito di iniziativa, il senso di fiducia nelle proprie capacità individuali, l’operatività, la collaborazione, l’uso delle tecnologie, realizzando, coerentemente con il Piano per l’Inclusione, un valido supporto alle attività curriculari, in modo da garantire il successo formativo di tutti gli studenti e contrastare precocemente la dispersione. E così Matematica, Scienze, Inglese e Arte sono diventate scenari di performance, realizzazioni artistiche e creazioni.
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LIVE your TIME, vivi il tuo tempo, è un progetto che ha attivato un nuovo sguardo sul vivere la scuola. Il mosaico di azioni di cui è stato composto è confluito nell’ideazione e nella messa in scena di uno spettacolo TEATRALE itinerante all’interno dei luoghi del museo TIME collocato nell’Istituto, dove macchinari, meccanismi e tecnologia sono stati ripensati attraverso il linguaggio dell’arte e della drammatizzazione attiva.
Il progetto è nato dall'idea di ripensare l’azione educativo-didattica tramite il coinvolgimento di nuovi canali espressivi, per promuovere lo sviluppo della persona nella sua globalità: uomo e donna, cittadino attivo e responsabile, professionista partecipe alla vita sociale, creativo e innovativo. La conoscenza scientifica si è intrecciata alla narrazione emotiva, ricomponendo quell’idea unitaria di mondo che le discipline rendono settoriale.
270 ore complessive, strutturate in vari moduli in cui sinergia, cooperazione, competenze, cittadinanza e soprattutto relazioni si sono intervallate e hanno reso i ragazzi protagonisti a partire dalla loro motivazione.
In particolare, lo spettacolo dell'atto primo, messo in scena nel museo TIME ha avuto come tematica centrale il dialogo tra UOMO, MACCHINA, MECCANISMO. Attraverso la messa in scena, in cui il rapporto con la macchina diventa metafora delle relazioni, si è offerta la possibilità di “uscire” da forme stereotipate e consuete di espressione, per sperimentare la propria fisicità (il lavoro con il corpo e con la voce) in uno spazio alternativo, insieme agli altri (il lavoro di relazione), alla ricerca di una sintesi artistica.